LE TERRE DA SCAVO

Le terre e rocce provenienti dalle attività di scavo sono materiali naturali ma potrebbero contenere sostanze nocive per la salute, come l’amianto, o elementi inquinanti introdotti dalle attività umane.

 

Questi elementi, se contenuti nelle terre e rocce scavate entro certi limiti di concentrazione definiti dalla legge, non rendono pericoloso il materiale di scavo che è quindi considerato “sottoprodotto” (per quanto riguarda l’amianto il limite, adottato anche a livello europeo, è di 1000 milligrammi per kg) e può essere riutilizzato all’interno della stessa opera oppure, ad esempio, per interventi di riqualificazione ambientale di cave dismesse o di altre aree. Se invece gli elementi nocivi sono presenti in quantità elevate, superando i limiti di legge, rendono il materiale potenzialmente dannoso e in questo caso questo deve essere gestito, trasportato e smaltito come rifiuto o, a seconda del tipo di sostanza, come rifiuto pericoloso.

Il decreto del Ministero dell’Ambiente 161/2012 specifica quali caratteristiche deve avere il materiale scavato per essere considerato sottoprodotto. Stabilisce anche quali analisi chimico-fisiche devono essere effettuate durante gli scavi, quanti campioni devono essere prelevati e come. Tutte queste informazioni devono essere riportate dal soggetto che realizza l’opera in un Piano di utilizzo (Put), che deve essere approvato dagli enti di controllo e che può essere aggiornato nel corso dei lavori.

Per il Terzo Valico il Piano di utilizzo predisposto da Cociv prevede oltre 14 milioni di metri cubi di materiali che, se le analisi fatte in fase di cantiere lo confermano, possono essere considerati sottoprodotti. Circa 2,4 milioni di metri cubi saranno riutilizzati internamente all’opera, mentre i restanti 11,7 milioni circa sono destinati a interventi di riqualificazione ambientale (di cui circa 4,3 milioni in Liguria e 7,4 in Piemonte).

Il Piano di utilizzo individua anche i diversi luoghi di destinazione delle terre e rocce da scavo e i percorsi previsti per il trasporto (piano del traffico).

Il Put è stato approvato per i primi due lotti costruttivi e aggiornato nel 2014 e nel 2015 anche per i lotti 3, 4 e 5. L’ultimo aggiornamento, approvato dal Ministero dell’Ambiente il 6 ottobre 2016, non presenta variazioni dei volumi totali di scavo ma aggiunge nuovi siti di deposito con conseguente ridistribuzione delle terre nei singoli siti.

Va specificato che sebbene esista questo strumento di pianificazione a livello statale che individua i luoghi di deposito, la legge regionale n. 30 del 1999 del Piemonte prevede che i siti che si trovano sul territorio piemontese, per essere effettivamente utilizzati, siano autorizzati dal settore Cave e miniere della Regione.

I siti di deposito autorizzati e attualmente utilizzati per i cantieri in corso sono: 4 in Liguria, a Cairo Montenotte (Sv), Campomorone (Ge) e Genova; 6 in Piemonte nella provincia di Alessandria, a Alessandria, Novi Ligure, Pozzolo Formigaro e Voltaggio; 1 in Lombardia a Casei Gerola (Pv).

Gli altri siti approvati ma non ancora utilizzati si trovano: 7 in Liguria, di cui 5 nel comune di Genova e 2 in provincia di Savona, a Cengio e Cairo Montenotte; 8 in Piemonte nei comuni alessandrini di Alessandria, Novi Ligure, Pozzolo Formigaro e Tortona (più altri 6 che potranno essere attivati in futuro).

Infine, alcuni siti di deposito sono già stati completamente utilizzati: 6 in Liguria – Ex Colisa, Cave Marchisio Ventuin II e Acquafredda in provincia di Genova, Colletto Stella, Porto di Vado Ligure e Cave Marchisio San Carlo in provincia di Savona – e 2 in Piemonte, nella provincia di Alessandria: Libarna e Discarica Nuova Iciesse.

Per maggiori informazioni sui siti attualmente utilizzati consultate la mappa interattiva.