IL PROTOCOLLO PER LA GESTIONE DELL’AMIANTO
L’amianto è un minerale molto diffuso in natura e per le sue caratteristiche è stato largamente utilizzato nell’industria finché non è stato accertato che può arrecare danni gravissimi per la salute. Minerali amiantiferi si possono trovare nelle cosiddette “pietre verdi”, presenti anche nelle aree interessate dai lavori per le gallerie del Terzo Valico, anche se non tutte le pietre verdi contengono amianto.
Anche se i modelli geologici indicano una probabilità di trovare amianto lungo il tracciato del Terzo Valico, la certezza si ha solamente al momento dello scavo grazie alle indagini sul tipo di rocce, che sono effettuate man mano che si scava e in base ai risultati delle analisi di laboratorio. È quindi essenziale, per garantire la salute di lavoratori e cittadini, che l’eventuale presenza di amianto sia rilevata tempestivamente e gestita secondo procedure di sicurezza.
I controlli sono di due tipi. Da una parte, in base alla normativa, occorre verificare se esiste amianto all’interno di materiali da scavo e quanto: infatti per poterli riutilizzare come sottoprodotto, ovvero per il riempimento di cave, la quantità di amianto nelle terre deve essere inferiore al limite di legge di 1000 mg/kg (determinata in base alle indicazioni del decreto 161/2012); altrimenti si è in presenza di un rifiuto pericoloso che va smaltito in discarica.
Dall’altra è importante controllare la concentrazione di fibre di amianto che si liberano nell’aria, perché la pericolosità dell’amianto per la salute si verifica solo attraverso la dispersione in aria di fibre. Per questo tema l’Osservatorio Ambientale del Terzo Valico fin dal 2013, prima dell’avvio degli scavi delle gallerie e su richiesta dei sindaci, ha prodotto un Protocollo per la gestione dell’amiantoin “ambiente di vita”, cioè all’esterno del perimetro dei cantieri, con l’obiettivo di tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini. Il documento è adottato in tutti i cantieri. Inoltre è attivo il controllo delle fibre di amianto in aria anche nei siti di deposito autorizzati dove arrivino terre che possono contenere amianto sotto la soglia di legge.
Il Protocollo, in base alla probabilità di incontrare durante lo scavo rocce che possono contenere amianto, stabilisce come fare i campioni di terre e rocce da scavo per accertare la presenza di amianto, le cautele da adottare nel caso se ne trovi, la modalità di misurazione di eventuali fibre disperse nell’aria e i punti di controllo dell’aria, detti punti di monitoraggio.
Nel Protocollo è stato definito il limite massimo tollerabile di 1 fibra al litro, proposto da Arpa e Arpal e in linea con quanto suggerito dall’Organizzazione mondiale della sanità, colmando un vuoto normativo (esiste un limite di 2 fibre al litro, ma prescritto per le bonifiche, non per i cantieri). Nel caso in cui le analisi sulle rocce rilevino la presenza di amianto, i lavori vengono immediatamente sospesi. A quel punto viene adottato un piano di lavoro specifico (chiamato Codice di scavo) che garantisce la sicurezza dei lavoratori e impedisce la diffusione delle fibre nell’aria all’esterno del cantiere.