COSE DA SAPERE SULL’AMIANTO
Sì, l’amianto è un minerale presente in natura e può essere contenuto nelle cosiddette pietre verdi, o nelle rocce derivanti dalla loro erosione, anche se non tutte le pietre verdi contengono amianto.
Non è possibile sapere prima di scavare dove si trovano le pietre verdi?
Anche se i modelli geologici indicano una probabilità di trovare amianto lungo il tracciato del Terzo Valico, la certezza sull’effettiva presenza, la distribuzione e le quantità si ha solamente al momento dello scavo grazie alle indagini sul tipo di rocce, che sono effettuate man mano che si scava e in base ai risultati delle analisi di laboratorio. Se il modello geologico non prevede di incontrare rocce che possono contenere amianto il campionamento avviene, in base alla normativa, ogni 500 metri di avanzamento dello scavo o ai cambi di litologia (cioè di tipo di roccia). In presenza di rocce che possono contenere amianto il campionamento diventa continuo.
Se si scava e si trova amianto questo può provocare danni alla salute degli operai e dei cittadini?
La pericolosità dell’amianto per la salute si verifica esclusivamente attraverso l’inalazione delle fibre disperse in aria. È quindi essenziale, per garantire la salute di lavoratori e cittadini, che l’eventuale presenza di amianto sia rilevata tempestivamente e gestita secondo procedure di sicurezza e di mitigazione dell’aerodispersione delle polveri.
Quali sono le procedure di sicurezza?
I controlli sono di due tipi. Da una parte, secondo quanto previsto dal decreto 161/2012, occorre verificare se esiste amianto all’interno di materiali da scavo e quanto: infatti per poterli riutilizzare come sottoprodotto, ovvero per il riempimento di cave, la quantità nelle terre deve essere inferiore al limite di 1000 mg/kg. e comunque è necessario seguire una serie di precauzioni nella loro manipolazione per la messa a dimora definitiva. Dall’altra è importante controllare la concentrazione di fibre di amianto che si liberano nell’aria perché la pericolosità dell’amianto per la salute si verifica solo attraverso la dispersione in aria di fibre. Per questo tema l’Osservatorio Ambientale del Terzo Valico fin dal 2013, prima dell’avvio degli scavi delle gallerie e su richiesta dei sindaci, l’Osservatorio Ambientale del Terzo Valico ha prodotto un Protocollo per la gestione dell’amianto in “ambiente di vita”, cioè all’esterno del perimetro dei cantieri, con l’obiettivo di tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini.
Cosa prevede il Protocollo per la gestione dell’amianto in merito?
Il Protocollo definisce un modello geologico che indica la probabilità di incontrare durante lo scavo rocce che possono contenere amianto, stabilisce le cautele da adottare nel caso se ne trovi, la modalità di misurazione di eventuali fibre disperse nell’aria (perché l’amianto è pericoloso solo se respirato) e i punti di controllo dell’aria, detti punti di monitoraggio. Nel Protocollo è stato adottato il valore di amianto tollerabile di 1 fibra al litro, proposto da Arpa e Arpal e in linea con quanto indicato dall’Organizzazione mondiale della sanità, colmando un vuoto normativo (esiste un limite di 2 fibre al litro, ma prescritto per le bonifiche, non per i cantieri).
Il Protocollo di gestione amianto ha l’obiettivo di tutelare i lavoratori nei cantieri?
No, il Protocollo è volto a tutelare l’ambiente e la cittadinanza; riguarda quindi le procedure di misurazione e contenimento del rischio amianto nell’ambiente di vita esterno al cantiere, con l’obiettivo di garantire che non ci sia presenza di fibre di amianto. L’ambiente di lavoro è tutelato dalle norme in materia di sicurezza dei lavoratori, secondo cui i lavori possono proseguire anche in presenza, sul fronte di scavo, di fibre di amianto nell’aria. Se infatti le fibre superano il limite di 2 per litro devono essere adottate tutte le misure per lo scavo in sicurezza.
Come si controlla l’amianto aerodisperso?
La rete per il controllo delle fibre nell’aria è stata studiata in modo da prevedere centraline di rilevamento per tutti i cantieri, poste a diverse distanze. La localizzazione è definita da Cociv, Arpa e Osservatorio Ambientale in base alla potenziale sorgente di fibre di amianto. Le centraline di rilevamento dell’amianto sono state posizionate, su richiesta dei sindaci e d’accordo con l’Osservatorio Ambientale, anche per quei siti di deposito autorizzati ove il piano di utilizzo delle terre e rocce da scavo preveda il conferimento di rocce contenenti amianto al di sotto della soglia di 1000 milligrammi per gk che ne consente la classificazione come sottoprodotto.
Per quanto riguarda i cantieri, dove sono posizionate le centraline del monitoraggio ambientale?
Per ciascun cantiere la rete di monitoraggio è formata generalmente da:
• punto sentinella, all’uscita della galleria di scavo;
• prima cintura, al di fuori dell’area di cantiere, in prossimità di recinzione e accessi;
• seconda cintura, in prossimità di punti considerati “recettori sensibili”, cioè edifici o centri abitati.
E per quanto riguarda i siti di deposito, come avviene il monitoraggio?
Per ogni sito di deposito dove vengano conferiti materiali contenenti amianto, solo sotto la soglia di legge di 1000 mg/kg, la rete è composta da punti di monitoraggio in cui il punto sentinella è costituito dal sito stesso e le altre centraline sono posizionate in prossimità di ricettori sensibili (ad esempio l’abitazione più vicina).
Quando e come si attiva il monitoraggio?
I controlli sull’ambiente, per legge, funzionano in modo progressivo, vale a dire sono via via più intensi in relazione ai livelli di pericolo che si possono verificare. Nei cantieri, a seconda che si riscontri o meno la presenza di rocce contenenti amianto, si attivano diversi gradi di vigilanza, i quali a loro volta condizionano l’attivazione e la frequenza dei controlli sia all’interno del cantiere sia all’esterno, nel cosiddetto “ambiente di vita”. Ad esempio, il pericolo è basso se il modello geologico esclude la possibilità di incontrare rocce con amianto e se le rocce potenzialmente amiantifere non sono presenti. In quel caso il monitoraggio avviene una volta alla settimana. Il controllo invece può diventare quotidiano o anche tre volte al giorno nel caso vi siano rocce che possono contenere amianto e in relazione alla presenza di amianto nei campioni di roccia o di fibre di amianto nell’aria.
Dove si trovano i dati sul monitoraggio sull’amianto per i cantieri e siti di deposito del Terzo Valico?
Per ogni cantiere e sito di deposito monitorato, i cittadini possono visionare questi dati liberamente e in qualunque momento, con diverse modalità. I risultati sono infatti trasmessi in automatico su questo sito, sul sito www.osservatoriambientali.it (nella pagina Stato della condizione rilevata – Amianto della sezione dedicata al Terzo Valico) e sui monitor collocati in ognuno dei comuni interessati dal Terzo Valico, all’interno o in prossimità di luoghi pubblici.
Che cosa riportano i dati sul monitoraggio dell’amianto?
I dati pubblicati riportano anzitutto se al fronte di scavo sia presente amianto o anche solo rocce che lo possono contenere. In secondo luogo indicano qual è la situazione nell’aria fuori dal cantiere: se il valore di fibre è inferiore a 1 fibra al litro è normale, se invece è superiore a 1 fibra al litro è di allerta. In ultimo, segnalano il grado di vigilanza esercitato, distinguendo tra livello ordinario, alto o molto alto. È disponibile anche una scheda di dettaglio che riporta altri dati, come ad esempio la data dell’ultimo controllo di fibre aerodisperse: un dato importante, perché indicativo dell’ultima occasione in cui al fronte di scavo si è rilevata presenza di rocce potenzialmente amiantifere.
Dove vengono depositate le terre da scavo?
Sulle terre e rocce scavate vengono effettuati controlli per verificare se contengono amianto, e quanto ne contengono. Infatti, secondo quanto previsto dalla normativa sia nazionale (decreto 161/2012) che internazionale, la terra che contiene amianto al di sotto di una soglia limite è considerata “sottoprodotto”, cioè materiale che si può riutilizzare all’interno della stessa opera oppure per interventi di riqualificazione ambientale come il riempimento di cave dismesse o di altre aree. Il limite previsto dalla legge italiana è di 1000 milligrammi per kg. Oltre questo limite, nei lavori del Terzo Valico, non è previsto un deposito nelle cave del territorio, il materiale è considerato rifiuto pericoloso e trasportato in apposite discariche autorizzate, generalmente all’estero e comunque non nei territori interessati dal Terzo Valico.
Come viene garantito che non vi sia dispersione di fibre di amianto durante il trasporto delle terre?
Per il materiale trasportato ai siti di deposito autorizzati, che può quindi contenere eventuali quantità di amianto solo sotto la soglia di legge di 1000 mg/kg, per limitare possibili dispersioni nell’ambiente durante il trasporto vengono utilizzati autocarri dotati di cassone a tenuta e di teli di copertura. Per garantire invece la sicurezza durante il trasporto delle terre classificate come rifiuto speciale, perché contengono amianto sopra la soglia di legge, queste vengono messe in big bags (sacchi speciali chiusi ermeticamente) confezionati in un’area di cantiere dedicata e in depressione. Successivamente i big bags sono caricati su autocarri con cassone a tenuta stagna, contrassegnati con la lettera “R”, e trasportati alla discarica di destinazione, generalmente all’estero e comunque non nei territori interessati dal Terzo Valico.
Che cos’è il Codice di scavo?
Con Codice di scavo ci si riferisce a un piano di lavoro specifico che viene adottato su un cantiere dove venga rilevata la presenza di amianto per garantire la sicurezza dei lavoratori e impedire la diffusione delle fibre nell’aria all’esterno del cantiere. Il Codice adottato a Cravasco, e preso a modello anche per l’elaborazione dei successivi piani di lavoro, è stato predisposto dal consorzio esecutore dei lavori Cociv e condiviso e approvato dallo Psal per l’Asl ligure e da Arpal. Grazie alle misure adottate, a Cravasco, durante lo scavo in presenza di amianto, non sono mai stati registrati superamenti del limite di 1 fibra al litro nell’aria al di fuori della galleria.